Apprendere qualcosa non è mai un semplice immagazzinare l'informazione, ma vuol dire connetterla alle informazioni già presenti. Mi piace dire che apprendere è una ricerca di senso.
Secondo il costruttivismo la conoscenza viene costruita.
Così per fare potenziamento cognitivo di un’abilità bisogna sapere come questa evolve nella popolazione di quella età, cioè conoscerne lo sviluppo tipico, quindi è necessario fare l’analisi del profilo individuale per conoscere dove si colloca quell’individuo rispetto allo sviluppo tipico e poi il potenziamento dominio specifico (sulla singola abilità). In questo modo si facilita per ogni competenza la conquista della fase successiva di sviluppo.
Non è a caso che S. Harter, all’interno dei suoi studi sulla motivazione ad apprendere, ha introdotto il concetto di sfida ottimale: tanto più una persona è motivata ad apprendere, tanto più il compito rappresenta una sfida ottimale, cioè è un’attività stimolante, quindi un po’ più difficile rispetto ai compiti normalmente affrontati, ma non troppo problematica da demotivare il tentativo di padronanza per la paura dell’insuccesso .
Nei bimbi a sviluppo tipico (che non hanno patologie) l’applicazione dei principi del potenziamento cognitivo è sorprendente. Possono, infatti, passare in poco tempo da profili di “falsi positivi” (profili come se vi fosse una patologia) alla normalizzazione delle prestazioni.
Il concetto di potenziamento cognitivo affonda le radici nella letteratura sull’intelligenza potenziale. Parte dal presupposto che i processi cognitivi e le strategie presenti nel repertorio cognitivo di una persona non sempre vengono utilizzati appieno. Riuscire a valorizzare il potenziale significa perciò scoprire la capacità interna, fornendo al soggetto semplicemente delle mediazioni tra risorse interne ed esterne.
In realtà in letteratura troviamo che il concetto di potenziamento cognitivo è utilizzato in modo ancora più ampio. Nel lavoro di Pazzaglia, Moè, Friso, Rizzato potenziamento significa acquisire un senso personale di potere, allo scopo di sentirsi responsabili del proprio apprendimento. Concretamente significa:
1. Sapersi automotivare anche dopo l’insuccesso;
2. Sviluppare la conoscenza, l’automonitoraggio e l’uso autoregolato di strategie di comprensione e studio;
3. Possedere convinzioni e percezioni di sé adeguate che sostengono l’intero processo di “risollevarsi” dopo il fallimento.
Il termine ha inoltre assunto via via il significato di allenamento cognitivo, potenziamento del cervello, dinamismo della mente, modificabilità cerebrale.
Ecco allora la differenza tra il potenziamento e la riabilitazione. Mentre il potenziamento è un intervento che favorisce il normale sviluppo di una funzione non ancora emersa o che sta emergendo, è uno spingere oltre le proprie potenzialità, la riabilitazione è in relazione col disturbo, è riacquistare una capacità che si ritiene perduta e reperire formule facilitanti e/o alternative.
E' centrale il ruolo di chi potenzia, l’educatore, che non si configura infatti principalmente come un semplice trasmettitore di conoscenze.
L'educatore nel rapporto con il discente propone sè stesso, il proprio modo di pensare, di vedere le cose, di darci un senso e di costruire conoscenza, ma anche l'alunno sta cercando di costruire un suo approccio al mondo.
Il docente diventa un coach, un allenatore perché è lo studente che sperimenta un comportamento, diventa consapevole del suo significato e utilizza la cognizione per formulare ipotesi su come può comportarsi in modo più consapevole.
Molte ricerche ci indicano che, tanto più l'educatore è consapevole dei processi cognitivi messi in atto dall'alunno e, in ultima analisi, dell'alunno stesso, tanto più il potenziamento incide sull'apprendimento e sulla consapevolezza raggiunta dall'alunno.
L’insegnante o coach:
- media l’apprendimento fornisce sostegno agli alunni attraverso l’interazione sociale nel momento in cui essi costruiscono in modo cooperativo consapevolezza, conoscenze e competenze,
- è flessibile, modifica i suoi interventi in funzione dei feedback che provengono dai bambini impegnati nell’attività di apprendimento,
- varia la quantità di sostegni forniti che possono andare da direttive molto esplicite a vaghi accenni.
- parte da ciò che l’alunno già possiede,
- lo aiuta ad automatizzare processi e contenuti dell’apprendimento attraverso nuovi modelli di azione,
- li rinforza così che l’alunno diventi consapevole del loro significato e quindi conduce il soggetto verso sistemi di logica più complessa.