La geometria non è il semplice pretesto per risolvere i problemi con perimetro e area...crediamo in un valore culturale dell'insegnamento della geometria.
"La dimostrazione di un teorema ha lo stesso valore e la stessa bellezza di un affresco o di una sinfonia di un grande artista"
Piergiorgio Oddifreddi "Una via di fuga" (secondo volume della trilogia sulla storia della geometria)
Da una intervista svolta da me con 60 ragazzi di classe prima della secondaria di primo grado è emerso che:
Esiste un valore culturale del perché insegno la geometria e non devo mai anteporre a questo perché il calcolo dell'area del trapezio o il perimetro di un triangolo isoscele. Non interessa a me insegnante e nemmeno ai matematici.
Tanto più se calcolo l'area o il perimetro sempre con la stessa formula che sembra piovuta dal cielo. Interessa poco applicare una procedura e sopratutto dal punto di vista formativo sollecita dei processi elementari che in mille altre occasioni sono promosse e sollecitate per cui voglio ottimizzare i tempi didattici.
La risposta culturale deve essere forte, esplicita, visibile, la devo poter riconoscere nelle cose che faccio.
Ancora: le figure tridimensionali non mi interessano perché ne posso calcolare il volume, o la misura dell'estensione superficiale. Mi interessano le proprietà topologiche, perché capisco come sono fatte, quali sono le relazioni che legano gli elementi che costituiscono queste figure: le facce, gli spigoli, gli angoli. Dicevamo: valore culturale.
Liberamente tratto da un intervento di Berta Martini
Video prodotti dall'ins. Maria Carla Palmeri con i suoi alunni della scuola media Poliziano Firenze con il programma Cabrì.